Il Protocollo P.OL.I.C.E. nel Calcio

COSA è IL PROTOCOLLO P.OL.I.C.E.?

Il protocollo P.OL.I.C.E. è una tecnica terapeutica utilizzata nella traumatologia sportiva per il trattamento delle lesioni acute: per potere sfruttare al meglio le sue capacità riabilitative, è importante che, in assenza di controindicazioni, venga utilizzato il prima possibile. Nei decenni scorsi veniva utilizzato il precedente protocollo R.I.C.E, più incentrato sul riposo e sull’utilizzo di tutori come le stampelle, provocando un allungamento dei tempi di recupero e di ritorno in campo: il protocollo P.OL.I.C.E. rappresenta, invece, l’innovazione ed il perfezionamento della tecnica grazie alle ultime evidenze scientifiche ed alla crescente esperienza nel mondo della riabilitazione e della traumatologia sportiva. 

COSA SIGNIFICA PROTOCOLLO P.OL.I.C.E.?

P.OL.I.C.E. è un acronimo le cui iniziali vogliono dire:

  • Protection
  • Optimal
  • Loading
  • Ice
  • Compression
  • Elevation

P PER PROTECTION (PROTEZIONE)

La protezione del tessuto danneggiato è un aspetto fondamentale per evitare complicazioni secondarie, come ricadute ed infezioni: nel calcio riveste un ruolo importante, infatti, nelle lacerazioni di pelle, legamenti e muscoli. Il primo fattore da tenere conto è la presenza o meno di lesioni cutanee a seguito del trauma: in caso affermativo, durante il primo soccorso bisogna procedere prima accertandosi che non siano finiti oggetti all’interno della ferita, poi detergendo e disinfettando la parte, ed infine coprendola per evitare infezioni virali o batteriche.

Alla base di questi tipi di traumi solitamente ci sono scontri di gioco aereo, che spesso provocano rottura della pelle del viso che è molto sottile ma anche molto vascolarizzata, e lacerazioni da tacchetti affilati, che, essendo di ferro, possono causare delle ferite molto profonde. Se invece non sono presenti lesioni cutanee, è importante comunque proteggere la zona infortunata per non esporla a successivi traumi diretti involontari che possano causare ricadute peggiorative, come ulteriore lacerazione muscolare e legamentosa o ulteriore distorsione articolare (vedi compressione) o lesioni cutanee secondarie.

OL per OPTIMAL LOADING (CARICO OTTIMALE)

Se fino a qualche tempo fa si usava rimanere a riposo dopo un infortunio scaricando totalmente la gamba infortunata con le stampelle, le ultime evidenze scientifiche hanno dimostrato che adattare il corretto carico corporeo in base all’entità dell’infortunio permette di accelerare notevolmente i tempi di recupero e ridurre al minimo la percentuale di complicanze, sia a seguito di una lesione muscolare, sia a seguito di una distorsione di caviglia che dopo un’operazione chirurgica al ginocchio. Naturalmente, il concetto di riposo è stato sostituito, ma non in maniera assolutistica: infatti, l’adattamento del carico può anche basarsi sull’utilizzo di tutori e stampelle, o sul riposo forzato con totale assenza di carico in caso di infortuni più seri, come capita per le fratture vertebrali (vedi Neymar al mondiale in Brasile). La decisione del carico che il calciatore dovrà adattare sulla gamba infortunata spetta al medico e al fisioterapista che seguono l’atleta, che verrà monitorato quotidianamente per adeguare costantemente il peso da caricare sull’arto e permettere al corpo di migliorare le proprie capacità di riparazione senza forzare e compromettere il recupero.

I per ICE (GHIACCIO)

Il ghiaccio è il principale alleato del calciatore dopo un infortunio od un sovraccarico funzionale: grazie alle sue proprietà criogene, abbassa la temperatura della zona dove viene applicato, causando una vasocostrizione che permette di modulare il processo infiammatorio acuto. Sebbene questo processo sia fisiologico, quando subiamo una lesione importante e le fibre coinvolte che vengono rotte sono molte, il nostro corpo non riesce più ad aggiustarsi da solo, per cui la risposta infiammatoria risulta eccessiva: l’applicazione del ghiaccio, quindi, nelle prime 48-72 ore è fondamentale per evitare una cronicizzazione della infiammazione e di conseguenza un allungamento dei tempi di recupero.

Il ghiaccio non deve essere mai messo a contatto con la pelle ma sempre avvolto in un panno per evitare ustioni o bruciature e mai tenuto più di 15 minuti in sede: il miglior trattamento crioterapico prevede l’applicazione di impacchi di ghiaccio di 15 minuti intervallati da 15 minuti di pausa, creando uno shock termico che stimola il corpo a migliorare la risposta infiammatoria acuta e, di conseguenza, la riparazione del tessuto lesionato.

C per COMPRESSION (COMPRESSIONE)

La tecnica della compressione necessita di manualità, formazione ed esperienza e nel calcio risulta particolarmente comune nella gestione delle distorsioni alla caviglia. Attraverso l’applicazione di bende specifiche (che possono essere elastiche, semi-elastiche, anelastiche, taping) si ottiene una fasciatura con diversi gradi di compressione del tessuto leso: in questo modo, si riesce a controllare lo stravaso di sangue e linfa conseguente alla lesione dei tessuti infortunati, modulando l’edema e l’ematoma e riducendo così le complicanze successive ad un eventuale gonfiore esagerato, come l’atrofia muscolare ed il blocco articolare.

Un tempestivo bendaggio compressivo permette al muscolo lesionato di modulare l’ematoma e quindi di migliorare l’apporto di ossigeno alla zona, aumentando notevolmente le capacità del corpo di ripararsi, e ad una articolazione infortunata di modulare l’edema e quindi di migliorare il drenaggio e la vascolarizzazione, riducendo al minimo il rischio di instabilità articolare e di fibrotizzazione della lesione con successivo blocco articolare.

E per ELEVATION (ELEVAZIONE)

Mantenere la gamba in elevazione per i primi giorni, specialmente la notte, permette di aumentare ed ottimizzare i benefici ed i risultati dati dall’applicazione di bende compressive e ghiaccio: specialmente quando subiamo un infortunio articolare che coinvolge ginocchio o caviglia, tenere la gamba alzata sopra qualche cuscino mentre siamo sdraiati davanti la televisione o a letto durante la notte favorisce, grazie all’aiuto della forza di gravità, il drenaggio dei liquidi, migliorando la sensazione di pesantezza e riducendo quel gonfiore che si concentra alla base della gamba dopo essere stati tutti il giorno in piedi ed in giro.

 

QUANDO UTILIZZARE IL PROTOCOLLO P.OL.I.C.E. NEL CALCIO?

Il calcio è uno sport da contatto, per cui il protocollo POLICE è bene conoscerlo perfettamente perché può risultare utile in ogni momento. Le principali indicazioni sono: trauma diretto, distorsione articolare, lesione muscolare, lesione legamentosa, lacerazione cutanea, infiammazione tendinea, affaticamento, contusione, sovraccarico, dolore locale. Quindi, se hai subito una lesione, adottare questo protocollo nelle prime 48-72 ore permette di ridurre al minimo le complicanze date dall’infortunio, di iniziare fin da subito una fisioterapia mirata, e di tornare così in campo in tempi ottimali e con il rischio minimo di ricaduta.

 

QUANDO NON UTILIZZARE IL PROTOCOLLO P.OL.I.C.E. NEL CALCIO?

Questo protocollo non deve essere assolutamente utilizzato quando si sospetta una frattura ossea, un trauma cranico o lesioni gravissime: in questi casi, la prima cosa da fare è chiamare un’ambulanza o recarsi nel pronto soccorso più vicino per effettuare esami diagnostici più accurati, come radiografia o TAC, per quantificare l’entità del trauma e l’eventuale lesione.

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